Le Due Spade

Le Due Spade


La macchina percorreva con attenzione la strada sconnessa che, dal parco dove si svolgeva il festival europeo di yoga, si immetteva sulla nazionale, dove dopo 3 km avremo raggiunto il locale ospedale di Loches. A bordo oltre a me e alla donna che gentilmente si era tempestivamente offerta come autista, giaceva sul sedile posteriore, con una brutta ferita di taglio all’altezza del ginocchio, Nanak Dev Singh, colui che suo malgrado causa l’incidente, mi introdusse all’affascinante e misteriosa Terapia della Spada. Si era ferito da solo roteando tra un centinaio di persone stese a terra in rilassamento con la spada, che a sua detta, avrebbe dovuto tagliare ed eliminare le paure del gruppo. Al pronto soccorso dell’ospedale suturarono la ferita con sette punti, ferita che per pochi millimetri avrebbe potuto ledere il legamento.

Dopo quel traumatico inizio, seguirono anni di pratica di Gatka. E parallelamente con la “Terapia della Spada”. Dapprima   timide e poi via via con sempre più profonde esperienze al limite di visioni sempre più vivide. Esperienze, che volli confrontare con Yogi Bhajan, approfittando della sua venuta a Roma per il Tantra. Essendo la sua guardia del corpo riuscii a trovare l’occasione di un incontro personale col Maestro. Quel colloquio rappresentò per me un punto di non ritorno in questa vita. Descrissi le mie sensazioni e visioni durante le terapie in quelle che definii “le mie battaglie contro le ombre”.

Quello che andai raccontando al maestro sortì in lui una sorta di eccitazione simile a quella di un guerriero poco prima del combattimento. Questo suo atteggiamento suscitava in me un senso di perplessità misto a sconforto ed entusiasmo. Quella sensazione non mi era nuova, mi si riproponeva infatti sempre a seguito d’incontri sempre intensi con Yogi Bhajan, nei quali la mia vita subiva una sorta di accelerazione senza alcun controllo che il mio corpo somatizzava in un senso di vuoto e vertigine nell’addome. Evidentemente il mio corpo conosceva quello che la mia mente si rifiutava comprendere. Così, mentre la mia parte razionale anelava ad essere tranquillizzata da risposte puntuali sul significato delle mie esperienze, il Maestro, rispondeva su un piano nel quale dava per scontato che io già sapessi, tant’è che disse: “…Ora tu devi creare una spada idonea a questa terapia, un spada che dovrà avere le caratteristiche che ora ti dirò. Dovrà essere pronta prima della mia partenza da ma Roma.” Replicai che, partendo Lui da Roma per gli U.S.A. dopo una settimana, sarebbe stato molto difficile: “… Ma che ci avrei provato”. Per tutta risposta, il Maestro replicò: “Il verbo provare non esiste nel nostro lessico!!!”. Tentai una debole ulteriore resistenza, suggerendo che le mia non totale padronanza di quell’ibrido danza-terapia-combattimento rendesse prematura la realizzazione di uno strumento così sofisticato. Per tutta risposta egli cominciò a snocciolare una serie di ragguagli tecnici per definire i caratteri salienti della “Magica Spada”. Tanto che mi lasciai prendere da quel gioco stimolante e rilanciai altre idee che ritenevo utili a definire i contorni del progetto.

 Si venne così a creare tra noi una sorta di eccitazione simile a quella dei bambini quando creano per interazione le regole di un futuro gioco. Scendemmo anche a definire i particolari della preziosa custodia che doveva accogliere la spada: sette gradini sulla sommità dei quali avrebbe dovuto poggiare il pomo, questo perché il Maestro disse: “…La spada sarà il tuo soggetto di meditazione, in quanto tu guarirai attraverso la spada e attraverso il filo spirituale che attraverso me ti congiunge alla catena dei Santi-Guerrieri e Guaritori!”. Poi il Maestro disse: “…Farai due spade del tutto simili, e tutte e due le consegnerai a me.”, domandai, allora, il perché di due spade e non una. Il Maestro rispose: “Una spada sarà mia e l’altra tua, così che quando tu impugnerai la spada saprai che io sono sempre con te.” Dissi allora di non possedere al momento la necessaria capacità tecnica né la disponibilità economica per attuare un simile progetto.  “…Tu devi intendere bene” disse interrompendo la mia lamentela, “Queste due spada saranno fatte attraverso di te, ma esse rappresenteranno il legame spirituale mi lega a tutta la comunità italiana e diverranno il simbolo tangibile di questa comunione. Così, tu sarai responsabile che tutti abbiano l’opportunità di contribuire al progetto comune”. E proseguì dicendo: “ E’ mio augurio che ogni casa possegga una spada di tal fattura, a protezione della famiglia e a testimonianza delle virtù di Forza, Rettitudine e Solidarietà che mi legano a tutta la comunità”.
 Con queste parole, Yogi Bhajan si accomiatò da me e da tutti gli altri ritornando negli U.S.A

Memore della promessa fatta, cercando di assolvere al compito affidatomi, mi resi subito conto che non avrei solo incontrato difficoltà tecniche ma che avrei trovato difficoltà anche nel coagulare a questo unico progetto delle spade, le diverse personalità e gli interessi di cui queste erano divenute simbolo.                                                           
 Capii così, attraverso dolorose esperienze personali, la stretta connessione tra l’attuazione pratica del progetto e la mia maturazione come essere umano fossero un’unica cosa. Così, invece dell’auspicata settimana, trascorsero due anni. Quando Yogi Bhajan ritornò a Roma mi riproposi di consegnare le due spade ma, per un incidente tecnico, di una esplose il calco dell’elsa il giorno prima che riaccompagnassi Yogi Bhajan all’aeroporto. Così, mi ritrovai nell’infelice condizione di dover giustificare l’insuccesso. Consegnai al Maestro una spada sapendo di essere stato inadempiente sperando che non ricordasse che le spade avrebbero dovuto essere due. Ma così non fu! Egli mi disse, col tono perentorio e divertito di colui che aveva mangiato la foglia: “…Guru Shabad, ricordo bene che le spade che dovevi consegnarmi erano due, non una!”. Così, come a poker, mi vidi costretto a passare la mano prima di espormi a un rilancio di tre spade!
Da quel momento, iniziò un periodo che si concluse virtualmente col tantra invernale del ’94, durante il quale per la prima volta le due spade furono finalmente realizzate ed sposte pubblicamente. Un anno dopo ufficialmente furono consegnate a Yogi Bhajan al termine di uno spettacolo in suo onore in cui ebbe a proferire queste parole che risuonano ora a distanza di 28 anni come una profezia: “      

“Dieci anni fa c’erano due piccole spade……
Il mio compito era solo di provare l’equilibrio della spada. L’equilibrio è perfetto. La mia preghiera è che lui (rivolto a Guru Shabad) capisca il potere della spada dentro di noi, il prolungamento di Dio attraverso la mano. Per noi è un rispetto, un onore e un’adorazione. Non è un arma di offesa ma è un arma per difendere i buoni. Nella nostra storia non abbiamo mai usato le armi per offendere ma per difenderci……
(Rivolto a Guru Shabad, abbraciandolo) Come padre, come insegnante, come amico, io voglio dargli un consiglio, diventare grande con la sua pazienza e il suo coraggio. Quando sono andato in America non c’è stata calamità che non sia caduta su di me. Non mi è stato risparmiato alcun insulto . ….
Grazie a questa forza, io sto avverando la mia profezia e lui deve sapere che le mie dita hanno ancora i segni della spada che gli ho dato, in futuro lui deve insegnare con assoluta grazia cuore aperto e amore. Lui deve insegnare a tutti con mente ferma e grazia. Non importa a chi insegna, ma se dio vuole che qualcuno domani diventi un maestro questo succederà, e maestro vuol dire maestro in tutti i sensi e la mia preghiera è che lui diventi grande, lui è un figlio molto ubbidiente quindi ovunque voi lo vediate agisce come me e controllate che lui agisca in questa maniera perchè lui vi sta portando un valore, la scienza e la tecnologia della Gatka che è una vera arte marziale estremamente spirituale.”

Roma 11 giugno 1995 (fine spettacolo fino alla fine)